Mambo è il nome di una divinità cubana che è stata identificata nel dio della guerra.

Secondo alcuni musicologi mambos equivale a “sacerdotesse”. Le ipotesi attualmente più accreditate sono due:1-Il termine appartiene al linguaggio rituale voodoo di Haiti (il mambo è quella particolare musica religiosa che consente, attraverso la danza, di conversare con le divinità); 2- Il termine appartiene ad un antico dialetto cubano denominato nanigo (mambo è usato per identificare sia la musica che il relativo ballo).

Il mambo è nato dalla voglia degli schiavi di “scatenarsi” nel vero senso della parola: una volta liberi dalle catene, essi inventarono il più frenetico dei balli. Con le catene ai piedi inventarono: il merengue, il cui passo fondamentale consisteva nel trasferire il peso del corpo da un piede all´altro, anche restando allo stesso posto. la rumba, che nella sua originaria impostazione si basava unicamente sui movimenti di oscillazione dei fianchi.

Quando finalmente si liberarono delle catene, inventarono il mambo.
Sul piano coreico, lo sganciamento dal son avvenne sulla figura fondamentale, che si può considerare di base. Il son aveva un ritmo più lento del mambo: esso si ballava con movimenti orizzontali (verso destra e verso sinistra).

Con l´accelerazione del ritmo che segnava l´evoluzione verso il mambo, non era possibile mantenere la direzione orizzontale della figura senza perdere in termini di armonia ed equilibrio. Per questo motivo i ballerini inventarono per il mambo il passo verticale (avanti e dietro).

Attorno al 1940 si può collocare la nascita del ballo con quelle caratteristiche che ancora oggi lo rendono unico ed attuale. A determinare la struttura del ballo sono stati due fattori concomitanti: la evoluzione degli strumenti musicali; l´introduzione di motivi sincopati nella parte finale del danzòn.

Col passare del tempo, il termine mambo identificò inequivocabilmente un particolare modo di ballare, riferito specificamente al folklore popolare cubano.

La danza si presentava piuttosto come un contenitore ricco di spunti presi dal son e dal danzòn, miscelati su ritmi frenetici. La struttura flessibile della danza che ne consentì l´arricchimento successivo, attraverso l´assimilazione di elementi africani e di motivi appartenenti alla cultura jazz. Oreste Lopez nel 1938 compone un danzòn con un motivo marcatamente sincopato che battezza “Mambo”.

Arsenio Rodriguez combinò elementi presi dal son delle origini alle musiche religiose cubane di derivazione Voodoo, e creò un “danzòn en nuevo ritmo”, subito dopo denominato mambo. (Naturalmente, era un esperimento). Antonio Arcagno (o Arcano) decise di supportare il nuovo ritmo con il pianoforte.

Darnase Perez Prado, nato a Matanzas il 1922, considerato il vero padre del mambo, nell´ascoltare e provare tale ritmo, intuì che poteva nascerne un nuovo genere. Esordì a L´Avana con l´Orchestra del Casinò de la Playa, puntando ad un mambo supportato dalla più ricca strumentazione possibile a quel tempo. A trentadue anni si trasferì a New York, dove in breve tempo fu incoronato “Re del mambo”.

L´innovazione musicale del mambo, è stata quella di far suonare gli strumenti a percussione in sincrono con il pianoforte e i fiati, su accordi con scansioni ritmiche completamente diverse da quelle che si usavano precedentemente. Maracas, bongo, tamburo e guiro, uniti alla tromba (che è lo strumento tipico del jazz), hanno dato, sul piano stilistico, la migliore soluzione possibile al discorso percussioni.

La diffusione, nel mondo, della musica del mambo e della relativa danza è dovuta Celia Cruz , Frank Grillo, a Xavier Cugat e a Abbe Lane.

Tito Puente ne è uno dei massimi rappresentanti, assieme al suo compatriota portoricano Tito Rodriguez.
Il mambo è cubano perchè a Cuba esso è stato concepito, e perchè Perez Darnase Prado è cubano.

Il mambo è americano perchè negli USA è diventato grande. Il Palladium Ballroom, la più grande sala esistente al mondo, a quei tempi, fece del mambo di Perez Darnase Prado la danza più bella e più amata di tutti i tempi.

Palladium: Negli anni ´40 il più famoso locale da ballo di New York era il Palladium, un´enorme sala situata a Broadway, la mitica zona dei teatri e della musica.

Dopo anni di splendore il Palladium aveva però imboccato la via del tramonto e un impresario americano fiutando il cambiare dei tempi, intuì che il mambo avrebbe potuto riportare il glorioso locale agli splendori del passato. L´idea era interessante ma senza dubbio rischiosa, considerata la pessima fama che godeva la comunità latino americana. Diede vita, la domenica pomeriggio, alle prime matinées danzanti dedicate alla musica latina.

La comunità latino-americana rispose con entusiasmo all´appello degli organizzatori, colorando con la sua allegria il magico Palladium. Nel giro di un anno il Palladium era definitivamente consacrato ai ritmi caraibici

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Fu proprio in quegli anni che il Palladium si impose, insieme alla Conga e al Copacabana, come uno dei templi più importanti della musica latina a New York. Le prime orchestre a dividere il palco del Palladium con gli Afrocubans di Machito furono i Piccadilly Boys, del timbalero Tito Puente, e i Mambo Devils, guidati dal celebre cantante Tito Rodrìguez.

I duelli musicali fra i due portoricani divennero mitici. Puente, grazie alla sua abilità di timbalero si conquistò in quegli anni ruggenti il meritato appellativo di el rey del timbal, mentre Rodrìguez, grazie alla versatilità della sua voce, si convertì nell´idolo incontrastato della comunità latina.

Fu proprio nel Palladium che nacquero le prime leggende del ballo latino: i Mambo Aces (un duo formato da Anibal Vasquez e Joe “Tinani” Centeno), Ernie Ensley, Louis Maquina, Killer Joe Piro, Cuban Pete, Jo Jo Smith, Freddy Rios, Mike Ramos.

Erano loro i leader incontrastati di questo innovativo ballo che risentiva moltissimo dell´influenza dello swing, in particolare della tap dance. Non ci trovavamo più davanti ad un conturbante ballo di coppia, ma ad una vera e propria sfida di virtuosismo che prevedeva per ogni ballerino dei lunghi assoli, basati su passi articolati che verranno battezzati mambo shines, con particolare riferimento alle scarpe sempre luccicanti dei ballerini.

Ernie Ensley, famoso ballerino di mambo, ricorda: “All´epoca la pista da ballo del Palladium era divisa in tre settori: a destra c´erano i ballerini inesperti, al centro quelli mediocri e sulla sinistra quelli bravi.

Quando qualcuno cercava di invadere il campo di non sua appartenenza veniva ributtato fuori a forza di calci e gomitate.”Col tempo però anche le favole più belle finiscono e così nel 1964 il mitico Palladium chiude i battenti.

L´ambiente si era molto degradato e negli ultimi anni numerosi erano stati gli incidenti e le risse tra ubriachi, al punto che gli era stata persino ritirata la licenza per la vendita dei superalcolici.

I proprietari del locale decisero così di vendere l´immobile e oggi niente resta di quel glorioso locale il cui ricordo è rimasto però indelebile nella storia della musica latina.